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La filiera pataticola in Italia - Il Blog di Selenella

La filiera pataticola in Italia

Le patate che mangiamo ogni giorno vengono coltivate in Italia o provengono dall’estero? Ecco una fotografia della filiera pataticola nel nostro Paese.

La coltivazione delle patate in Italia

La coltivazione di patate in Italia ha un ruolo importante per l’intero settore agricolo nazionale dato dalla diffusione di questi tuberi nella nostra alimentazione ma anche da innovazioni tecnologiche e strategie commerciali delle aziende, nonché dal sostegno economico erogato attraverso le varie politiche agricole degli ultimi anni.

Da specie coltivata prevalentemente negli orti privati, la patata ha riscosso sempre più interesse nelle aziende agricole ottenendo un ruolo strategico nelle scelte di molte realtà che hanno iniziato a coltivare patate collaborando anche alla realizzazione di una filiera integrata, un buon livello di associazionismo, di professionalità e di innovazione.

L’interesse verso la coltivazione di patate in Italia è cresciuto anche perché nel nostro Paese sono presenti aree particolarmente adatte alla pataticoltura. Le condizioni pedo-climatiche diversificate nella nostra penisola consentono infatti una produzione continuativa di patate durante tutto l’anno.

La superficie coltivata a patate in Italia è di circa 65mila ettari: di questi, circa il 30% è destinato alla coltivazione di patate novelle o precoci, nel periodo da gennaio ad aprile, mentre il restante 70% è riservato a patate classiche fresche o a lunga conservazione.

Dove vengono coltivate le patate? Il numero delle aziende che lavorano nel settore pataticolo si aggira attorno alle 200mila unità diffuse su tutto il territorio nazionale. Oltre la metà di queste aziende è concentrato in alcune regioni del Centro-Sud, tra cui Emilia Romagna, Abruzzo, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. In queste regioni, la coltura delle patate riveste un ruolo e un impatto economico significativi. Le patate sono però coltivate anche in Toscana, Veneto, Lazio e Calabria.

Di fatto, la coltivazione e il consumo di patate sono talmente diffusi da poter considerare questi ortaggi una tipicità nel nostro Paese e la sua popolarità si rileva anche dai numerosi termini dialettali con cui vengono chiamate le patate nelle diverse regioni, sintomo della popolarità dei questi tuberi nelle nostre campagne e nelle diverse tradizioni gastronomiche.

Filiera patate Italia

Quali patate si coltivano in Italia

In Italia si coltivano sia patate comuni sia patate precoci: ogni anni si producono più di un milione di tonnellate di patate classiche e poco meno di mezzo milione di tonnellate di patate novelle o precoci.

Le patate comuni sono coltivate soprattutto in Emilia Romagna, Campania e Abruzzo mentre la geografia produttiva delle patate novelle o primaticce è spostata più a Sud, in Sicilia, Campania e Puglia.

La Produzione Lorda Vendibile (PLV) annuale media del comparto pataticolo è di circa 600milioni di euro, parti al 10% della PLV totale delle produzioni orticole.

Le patate sono poi suddivise in patate da consumo e patate da industria; le prime vengono commercializzate così come sono, mentre quelle da industria sono destinate al prodotto surgelato o confezionato, come le chips in busta, alla produzione di alcool o altri semilavorati tra cui fecola di patate e snack ottenuti con fiocchi di patate.

Le patate classiche da consumo vengono seminate alla fine di febbraio e raccolte da giugno a ottobre, iniziando dalle aree più a sud e risalendo lungo la penisola, partendo prima dalle coltivazioni in pianura per poi passare a quelle in montagna.

Le patate da consumo extrastagionali come le precoci vengono invece piantate a novembre e la raccolta inizia in primavera, dopodiché sono vendute per essere consumate fresche e, per alcune varietà, sono destinate all’industria di trasformazione.

Per quanto riguarda le rese, le patate comuni hanno una resa media di circa 350 quintali per ettari, cifra che scende attorno ai 215 per le patate novelle o primaticce. In totale, vengono coltivate circa 1,7milioni di tonnellate di patate, di cui solo 0,4 milioni di patate novelle o precoci.

Il consumo di patate in Italia, secondo i dati INEA del 2008, è invece stimato in quasi 45 kg per persona. Ciò significa che il consumo annuale nazionale è di quasi tre milioni di tonnellate, di cui quasi due terzi rappresentati dal prodotto fresco e un terzo da prodotto trasformato. Le patate che consumiamo non sono dunque tutte italiane: il nostro Paese acquista anche tuberi dall’estero sia in Europa, ad esempio da Germania, Francia e Belgio sia da Paesi extraeuropei come Israele, Stati Uniti ed Egitto.

L’import di patate riguarda sia le patate da consumo sia le patate lavorate, mentre l’importazione di patate da semina deriva dal commercio con paesi europei come Paesi Bassi, Danimarca, Germania.

LEGGI ANCHE: La sostenibilità della coltivazione delle patate

Filiera delle patate

La filiera delle patate in Italia

Per filiera di un prodotto si intende l’insieme di tutti i fattori che intervengono lungo l’itinerario economico di un prodotto sia direttamente che indirettamente dalla produzione all’uso.

I principali attori della filiera pataticola sono:

  • le aziende agricole di produzione
  • le aziende di prima lavorazione
  • le industrie di trasformazione
  • i grossisti e i distributori
  • le aziende che forniscono prodotti e servizi complementari

Secondo i dati aggiornati al 2011, la dimensione media delle aziende che coltivano frutta e ortaggi in Italia è di quasi 6 ettari ma gli investimenti a coltura pataticola non superano in media i 2 ettari.

La difficoltà a dedicarsi maggiormente alla coltivazione di patate è data dalla mancanza di mezzi e locali per conservare al meglio le patate; una movimentazione o una conservazione non idonea determina una riduzione della qualità perché le patate possono annerirsi, germogliare, deteriorarsi in seguito a urti o a temperatura e umidità non ideali.

Per migliorare le rese, e non solo, un numero sempre più crescente di agricoltori ha introdotto in azienda tecnologie e strumenti dell’Agricoltura 4.0 che, in Italia, è cresciuta del 31% nel 2022, che consentono di ottimizzare la produzione riducendo sprechi e costi.

La quota di agricoltori che utilizzano almeno uno strumento di Agricoltura 4.0 sono cresciuti di 4 punti percentuali dal 2020 al 2021 investendo in software gestionali, sistemi di monitoraggio e controllo di macchine, attrezzature agricole, terreni e colture e in sistemi di mappatura che usano tecnologie satellitari (28%).

Per le aziende agricole italiane risulta importante anche la tracciabilità, motivo per cui molti degli investimenti hanno riguardato tecnologie Blockchain & Distributed Ledger, usate per sfruttare opportunità commerciali e migliorare la catena di approvvigionamento raccogliendo dati lungo la filiera.

La distribuzione delle patate avviene infatti principalmente attraverso i canali di commercializzazione tipici del settore ortofrutticolo. La lontananza tra realtà produttrici e venditori diretti ha fatto sì che, soprattutto in passato, crescesse il ruolo di numerosi intermediari, rendendo più difficoltosa la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera.

Negli ultimi anni si è però assistito a un’evoluzione verso una migliore organizzazione, anche per rispondere alle esigenze dettate dalla supply chain – la catena di approvvigionamento – del distributore finale, che è oggi soprattutto rappresentato dalla GDO.

Se da un lato questo ha portato a dei vantaggi, dall’altro ha comportato difficoltà per l’agricoltore che ha spesso scarso potere contrattuale. Il settore pataticolo risulta infatti competitivo, anche per via di prodotti esteri a prezzi inferiori, e molte imprese italiane non hanno mezzi adeguati e hanno una scarsa propensione all’innovazione.

Come abbiamo visto, sebbene la coltivazione delle patate sia rilevante nel nostro Paese, la produzione nazionale non soddisfa la domanda interna; il settore deve quindi fare i conti con prodotti che arrivano da sistemi più competitivi economicamente, spesso però carenti di informazioni e dati sulla qualità.

I possibili interventi a supporto del settore possono riguardare accordi tra professionisti, aiuti economici regionali, nazionali ed europei e la messa a punto di strategie volte a migliorare la competitività degli imprenditori agricoli, anche attraverso politiche di valorizzazione dei prodotti o a misure per la stabilizzazione del reddito.

Per quanto riguarda gli aiuti, il 1° gennaio di quest’anno è entrata in vigore la nuova politica agricola comune (PAC) che ha come obiettivo quello di offrire sostegni mirati alle piccole aziende, allo scopo di garantire un futuro sostenibile per gli agricoltori europei.

La PAC 2023-2027 ha permesso di introdurre contributi specifici per il settore pataticolo in Italia che serviranno a favorire investimenti delle aziende agricole per acquistare macchine e attrezzature più efficienti, ammodernare le strutture per la lavorazione e la conservazione delle patate, introdurre tecniche produttive a basso impatto ambientale e potenziare iniziative di promozione commerciale dei prodotti.

La crescita del settore pataticolo passa però anche dalla disponibilità delle aziende agricole a collocarsi all’interno di una filiera creando una rete attiva e di collaborazione che possa dare loro maggiore potere contrattuale ma anche migliorare la qualità delle produzioni e difendersi contro le contraffazioni attraverso la stipula di contratti quadro o intese di filiera.

LEGGI ANCHE: Agricoltura 4.0, normativa e linee guida

Fonti:

Ministero delle Politiche Agricole

Regione Emilia Romagna

 

Icona patata cuoca

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