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La sostenibilità della coltivazione delle patate

L’agricoltura ha un grande impatto ambientale di cui dobbiamo tenere conto nelle nostre scelte alimentari. Le patate sono tuberi che forniscono principalmente carboidrati, come grano, riso e altri cereali. La coltivazione delle patate però è decisamente più sostenibile. Ecco tutti i dati.

L’impatto ambientale della produzione alimentare

L’agricoltura è un settore fondamentale per la nostra società perché ci consente di avere accesso ad alimenti che ci garantiscano nutrienti ma anche sicurezza.

Il settore agricolo ha però un grande impatto ambientale e, quando si tratta di affrontare le conseguenze del cambiamento climatico o crisi climatica, non è possibile non prendere in considerazione la sostenibilità delle coltivazioni.

Garantire a tutti l’accesso a una dieta nutriente in modo sostenibile è infatti una delle sfide più significative che dobbiamo affrontare in questo periodo storico.

Il sistema alimentare, che comprende allevamento di bestiame e agricoltura, contribuisce in modo determinante alle emissioni di gas serra e si stima che il cibo sia responsabile di un quarto delle emissioni di gas serra a livello globale, pari al 26%.

Coltivare gli alimenti che portiamo a tavola ogni giorno richiede lo sfruttamento di due grandi risorse: suolo e acqua.

Per quanto riguarda le risorse idriche, bisogna tenere il conto del fatto che l’agricoltura necessita di grandi quantità di acqua dolce per irrigare i campi. Non solo: l’attività agricola può inquinare bacini idrici come fiumi, laghi e oceani, ad esempio rilasciando sostanze presenti nei fertilizzanti, nei diserbanti e nei fitofarmaci usati per contrastare malattie e parassiti delle piante.

L’agricoltura utilizza il 70% dei prelievi globali di acqua dolce ed è responsabile del 78% dell’eutrofizzazione globale degli oceani e delle acque dolci, cioè dell’inquinamento dei corsi d’acqua con acqua ricca di sostanze nutritive.

Per ciò che concerne il suolo, invece, bisogna considerare che nel conteggio dei terreni agricoli rientrano sia il suolo destinato alla coltivazione di vegetali che vengono consumati da noi esseri umani sia quello utilizzato per i pascoli destinati agli animali di cui poi ci nutriamo.

Sommando tutte le terre usate per la coltivazione diretta, per l’allevamento e per il sostentamento del bestiame, l’agricoltura utilizza la metà dei terreni abitabili del Pianeta, cioè la terra non occupata da deserti e ghiaccio. Delle terre utilizzate per l’agricoltura, tre quarti sono utilizzate per il bestiame, mentre solo un quarto viene destinato alle coltivazioni per il consumo umano.

L’agricoltura occupa quindi più terra rispetto a qualsiasi altra attività umana e la sua estensione è maggiore rispetto alla superficie oggi occupata da foreste e praterie, che un tempo erano ovviamente predominanti e che oggi sono state soppiantate per la nostra sussistenza.

Fare spazio ai terreni coltivati ha chiaramente determinato una perdita di habitat naturali e una riduzione consistente di biodiversità vegetale e animale. Oggi, il 94% della biomassa dei mammiferi non umani è bestiame e il 71% della biomassa degli uccelli è costituita da pollame: ciò significa che il bestiame supera i mammiferi selvatici di un fattore 15 a 1 e che il pollame supera gli uccelli selvatici di un fattore superiore a 3 a 1.

Oltre al suolo consumato e all’utilizzo dell’acqua, l’impatto sull’ambiente del cibo è dato anche dai processi di lavorazione, dal trasporto, dall’imballaggio e dalla vendita al dettaglio, tutti fattori che incidono sulle emissioni totali di un alimento.

Affrontare l’impatto della produzione del cibo è determinante per affrontare la crisi climatica e per trovare soluzioni che permettano di ridurre lo stress idrico e l’inquinamento, ripristinare le terre in foreste e praterie e proteggere la fauna selvatica.

Questo include la valutazione della sostenibilità degli alimenti per poterla migliorare: la produzione di cibo non ha infatti il medesimo impatto ambientale poiché esistono alimenti decisamente meno sostenibili e alimenti più sostenibili.

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Patate sostenibilità

Alimenti e impatto ambientale

Anche se gli alimenti non sono tutti uguali, in generale è possibile affermare che a incidere maggiormente sull’impatto ambientale sono soprattutto l’uso delle risorse e le emissioni prodotte all’interno dell’azienda agricola e il consumo di suolo, sottratto all’ambiente naturale per far posto agli allevamenti e alle coltivazioni per produrre cibo per il bestiame e per noi esseri umani.

A seguire, troviamo le perdite o spreco alimentare, i processi di lavorazione, il trasporto, l’imballaggio e la vendita al dettaglio.

Premesso ciò, ogni alimento o categoria di alimenti ha un diverso impatto ambientale che è dato dalla somma delle emissioni di gas serra, dal consumo di suolo, dall’uso di risorse idriche.

Tra le produzioni a impatto ambientale più elevato abbiamo quindi quelle che riguardano la carne di manzo, agnello e montone, il pesce allevato, la produzione di latte e formaggi, la carne di maiale e di pollo. Tra i primi alimenti meno sostenibili non troviamo solo alimenti di origine animale ma anche cibi vegetali come il cioccolato, secondo per impatto solo alla carne di bovino.

Gli alimenti più sostenibili sono invece quelli vegetali: frutta e verdura soprattutto, ma anche cereali. Per avere un’idea di massima basti pensare che per produrre un chilogrammo di carne di bovino si producono 99 kg di C02, per un chilo di cioccolato fondente si immettono 47 kg di anidride carbonica in atmosfera, per il formaggio si scende a 24 kg di CO2 e per produrre un chilogrammo di riso la quota di emissioni scende a 4,5 kg.

Quanto sono sostenibili invece le patate? Per produrre un chilo di patate si immettono in atmosfera 0,46 kg di CO2. La coltivazione delle patate è quindi una tra le più sostenibili.

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L’impatto ambientale delle patate

Per comprendere meglio quale sia l’impatto ambientale delle patate occorre confrontarlo con quello di altre coltivazioni che offrono gli stessi nutrienti. Le patate sono tuberi amidacei dunque, pur essendo alimenti vegetali, non rientrano nella categoria delle verdure vere e proprie e ovviamente nemmeno in quella delle fonti proteiche e dei grassi.
Le patate fanno parte infatti della categoria di alimenti che ci forniscono carboidrati, dunque vengono assimilate ai cereali.

Confrontando l’impatto ambientale delle patate con quello di altri cereali fonti di carboidrati, dai dati disponibili emerge che la coltivazione della patata è una delle più sostenibili. Per fare un raffronto, ecco quali sono le emissioni di CO2 espresse in chilogrammi per ogni chilo di alimento prodotto:

  • 4,5 per il riso
  • 1,7 per il mais
  • 1,6 per grano e segale
  • 1,2 per l’orzo
  • 0,46 per le patate

Stando ai dati possiamo dunque affermare che la coltivazione della patata è decisamente sostenibile, se confrontata con alimenti che forniscono carboidrati come il grano.

In generale, oltre ai cereali, gli alimenti di origine vegetale hanno un ridotto impatto ambientale: i legumi comportano l’emissione di circa 1,8 kg di CO2, la frutta 1,1 kg e le verdure 5,3 kg, sempre riferito a un chilo di prodotto.

Le linee guida suggeriscono un consumo di patate pari a due porzioni a settimana, che equivalgono a 400 grammi per porzione. Dal punto di vista nutrizionale, le patate forniscono meno calorie rispetto al pane o alla pasta e saziano maggiormente pur contenendo una quantità inferiore di fibre rispetto ai cereali integrali.

Sostenibilità patate coltivazione

Come ridurre l’impatto ambientale degli alimenti

Ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione di cibo è una sfida importante del nostro tempo per poter garantire a tutta la popolazione – in costante crescita – cibo a sufficienza, nutriente, sicuro e a prezzi accessibili.

Coltivare in modo sostenibile è anche fondamentale per preservare le risorse e ridurre le emissioni di gas serra e garantire un futuro a chi abiterà il Pianeta dopo di noi.

Per rendere più efficiente e sostenibile il settore agricolo possiamo sfruttare la tecnologia, così come in altri settori. L’agricoltura 4.0 e l’agricoltura di precisione o precision farming hanno introdotto un approccio all’agricoltura innovativo che integra la tecnologia nel settore agricolo proprio allo scopo di migliorarne l’efficienza e ridurne l’impatto ambientale.

Grazie alla tecnologia e, alla digitalizzazione e all’utilizzo di strumenti come sensori, droni, intelligenza artificiale è possibile infatti ottimizzare le risorse idriche, l’uso di fertilizzanti e fitofarmaci e aumentare le rese.

Questo si traduce in un utilizzo più efficiente della terra che abbiamo a disposizione, a un minor spreco di risorse e a una riduzione di inquinanti e di emissioni di gas serra nell’ambiente.

Gli strumenti oggi a disposizione per rendere più sostenibile il settore agricolo sono molti e in continua crescita e sviluppo, sta a noi accogliere la sfida.

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Articolo redatto con la supervisione di Selenella – Consorzio Patata Italiana di Qualità. Fonte dei dati Our World in Data.

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