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Filiera certificata in agricoltura: cos’è e perché è importante
La filiera certificata in agricoltura è la chiave per garantire trasparenza, sicurezza alimentare e sostenibilità dal campo alla tavola.
Cosa si intende per filiera in agricoltura
La filiera in agricoltura fa riferimento all’insieme di tutte le fasi che compongono il ciclo di vita di un prodotto agroalimentare dalla coltivazione alla distribuzione finale. Per quanto possa sembrare solo un concetto tecnico o burocratico, si tratta della struttura portante che definisce la qualità reale di ciò che mettiamo nel piatto.
La filiera non è organizzata in una sequenza di passaggi lineari, ma più in un sistema complesso che coinvolge agricoltori, trasformatori, confezionatori, trasportatori, distributori e rivenditori, soggetti che lavorano in modo interconnesso e perché un alimento arrivi dal campo alla tavola. La filiera in agricoltura è molto importante perché la qualità e la sicurezza di un alimento dipendono da come tale alimento viene coltivato ma anche da tutta la gestione successiva alla raccolta.
A differenza di altri settori, dove le materie prime possono essere standardizzate, in agricoltura ogni raccolto è influenzato da variabili ambientali, climatiche e territoriali. Questo rende la filiera agricola particolarmente sensibile e interdipendente perché se una fase non è controllata o gestita correttamente, il rischio è quello di compromettere l’intero ciclo. Ogni fase o passaggio della filiera agricola ha un forte impatto sulla qualità, sulla sicurezza e sulla sostenibilità dell’alimento. Una filiera ben organizzata garantisce trasparenza, tracciabilità e responsabilità e, di conseguenza, influisce sulla qualità del prodotto finale.
Sapere da dove proviene il cibo che portiamo in tavola, come è stato coltivato, quando è stato raccolto, con quali standard igienico-sanitari è stato conservato, lavorato e distribuito, permette al consumatore di fare scelte più consapevoli, e al produttore di valorizzare il proprio lavoro. Possiamo quindi dire che avere accesso a determinate informazioni sugli alimenti è un diritto del consumatore e una responsabilità per il produttore.
Inoltre, dal punto di vista economico la filiera è uno strumento fondamentale per l’organizzazione del lavoro agricolo. Se le fasi produttive sono scollegate o affidate a soggetti che operano senza coordinamento, aumenta il rischi di inefficienze e sprechi, ma anche contraffazioni. Una gestione efficiente della filiera permette invece di ridurre gli sprechi, ottimizzare i trasporti, garantire una maggiore freschezza dei prodotti e migliorare l’equilibrio tra domanda e offerta.
La filiera in agricoltura non è però solo una questione di sicurezza alimentare: la trasparenza nella filiera consente anche di tutelare il lavoro degli agricoltori, valorizzare le produzioni locali, migliorare la competitività del settore agricolo e promuovere un’agricoltura più consapevole e sostenibile, tutti aspetti importanti in un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Proprio per la sua importanza, la certificazione della filiera rappresenta un passaggio cruciale per rendere questa struttura non solo efficiente, ma anche affidabile per offrire al consumatore finale prodotti sicuri, tracciabili e di alta qualità.
La filiera certificata: di cosa si tratta
La filiera certificata in agricoltura prevede che le fasi del sistema produttivo, dalla semina alla vendita, vengano monitorate, documentate e verificate in base a precisi criteri e standard condivisi. In sostanza si tratta di un meccanismo che aggiunge un ulteriore livello di garanzia rispetto alla semplice tracciabilità: non basta sapere da dove viene un alimento, ma è fondamentale anche sapere come è stato prodotto, secondo quali pratiche, in quali condizioni ambientali e sociali.
La certificazione può avvenire secondo diversi standard, ma tutti condividono l’obiettivo di garantire sicurezza alimentare, qualità del prodotto, sostenibilità ambientale e trasparenza lungo tutta la catena produttiva. Esistono certificazioni volontarie di tipo privato così come certificazioni riconosciute a livello europeo, come quelle per le produzioni biologiche o le DOP e IGP. Questi sistemi si basano su disciplinari tecnici stringenti e controlli periodici effettuati da enti terzi indipendenti, accreditati da organismi pubblici.
Uno degli aspetti chiave della filiera certificata è la tracciabilità documentata: per ogni lotto di produzione, è possibile risalire con precisione a tutti i passaggi effettuati, dai fertilizzanti utilizzati alla data di raccolta, fino al confezionamento e alla spedizione. Questo serve certamente a tutelare il consumatore, ma anche a proteggere il produttore da eventuali contestazioni ingiustificate, rendendo il processo più trasparente per entrambe le parti.
Sempre più spesso, poi, i disciplinari della filiera certificata includono requisiti legati alla sostenibilità ambientale, come la riduzione dell’uso di pesticidi, la conservazione della biodiversità o la gestione efficiente dell’acqua e alla responsabilità sociale, cioè il rispetto dei diritti dei lavoratori, condizioni di lavoro dignitose e assenza di lavoro irregolare.
In Italia, la promozione delle filiere certificate è sostenuta anche dalle istituzioni, con programmi regionali e nazionali che incentivano la partecipazione dei produttori agricoli a sistemi di qualità riconosciuti. Questo approccio contribuisce a rafforzare il valore del “Made in Italy” nel settore agroalimentare, a tutelare le eccellenze locali e a garantire un reddito più equo ai produttori, specialmente in contesti come quello ortofrutticolo dove la pressione sui prezzi è alta.

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Filiera certificata nel pataticolo
Il settore pataticolo offre un esempio concreto di come una filiera certificata possa valorizzare un prodotto agricolo comune, trasformandolo in un alimento di qualità superiore e garantita. Il caso Selenella è emblematico: parliamo di un marchio consortile che ha fatto della tracciabilità, della sostenibilità e della qualità certificata i pilastri del suo sistema produttivo.
Nel caso delle patate, la filiera inizia con la scelta delle varietà più adatte al terreno e al clima delle zone di coltivazione, localizzate principalmente in Emilia-Romagna e in alcune regioni del Sud. Si prosegue con la semina e le pratiche agronomiche basate su principi di agricoltura integrata, nel rispetto di disciplinari rigorosi, spesso più stringenti dei requisiti minimi di legge. Questo approccio consente di ridurre drasticamente l’uso di pesticidi tutelando la fertilità del suolo e consente un uso razionale delle risorse idriche.
Uno degli elementi distintivi della filiera Selenella è l’impiego di sementi certificate e il controllo diretto delle fasi di produzione: i soci produttori seguono protocolli condivisi, costantemente aggiornati e verificati. La raccolta avviene in tempi ottimali per garantire gusto, consistenza e contenuto nutrizionale ottimale delle patate, e viene seguita da una fase di selezione e confezionamento in strutture tracciate e sottoposte a controlli di qualità. Ogni patata Selenella è etichettata con un codice che consente di risalire all’origine e al percorso produttivo, garantendo la massima trasparenza per il consumatore.
Ma non è tutto: la filiera certificata nel pataticolo consente anche l’innovazione sul piano nutrizionale, proprio come nel caso delle patate arricchite in selenio, esclusiva di Selenella, ottenuta tramite un processo agronomico naturale. Il selenio contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo e supporta il corretto funzionamento del sistema immunitario. Questo valore aggiunto è reso possibile proprio grazie al controllo puntuale dell’intera filiera, che consente di sperimentare e standardizzare tecniche agronomiche innovative.
La certificazione di filiera, nel caso delle patate Selenella, si accompagna anche a un forte radicamento territoriale: i produttori fanno parte del Consorzio Patata Italiana di Qualità, che promuove un’agricoltura sostenibile, etica e locale. Questo significa anche garantire condizioni di lavoro regolari, valorizzare il lavoro agricolo sul territorio, ridurre la dipendenza da forniture esterne e abbattere i costi ambientali legati alla logistica.
La trasparenza, la tracciabilità e la responsabilità sociale ed ecologica sono, in questo contesto, molto più di parole chiave: sono azioni concrete che si riflettono sulla qualità del prodotto finale e sulla fiducia del consumatore. La filiera certificata nel settore pataticolo non è quindi solo un modello di efficienza agricola, ma un vero e proprio esempio di economia circolare e locale, in cui ogni attore contribuisce a generare valore, nel rispetto dell’ambiente, della salute e del lavoro.