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Alimentazione e abbronzatura: cosa mangiare per una tintarella perfetta - Il Blog di Selenella

Alena Ozerova/Shutterstock

Alimentazione e abbronzatura: cosa mangiare per una tintarella perfetta

Una pelle abbronzata in modo uniforme senza scottature e macchie non dipende solo dal sole, ma anche da ciò che portiamo in tavola: alcuni alimenti possono fare la differenza per ottenere e mantenere un’abbronzatura sana e duratura.

Alimenti per un’abbronzatura perfetta

L’abbronzatura della pelle durante l’esposizione solare dipende anche ciò che mangiamo, non solo dalla protezione solare o da altri cosmetici che si usano. Alcuni alimenti, infatti, contengono sostanze in grado di proteggere la pelle dall’interno, difendendola meglio dallo stress ossidativo causato dai raggi UV.

Tra gli antiossidanti utili per l’abbronzatura troviamo sicuramente i carotenoidi, molecole presenti in abbondanza in alimenti vegetali di colore arancione. Le carote sono senza dubbio le più celebri alleate dell’abbronzatura, proprio perché ricche di beta-carotene, e aiutano la pelle a colorarsi gradualmente e in modo uniforme.

Oltre alle carote, anche zucche, albicocche, pesche, meloni, pomodori e peperoni apportano buone quantità di carotenoidi, oltre a vitamine fondamentali come la C e la E. Queste ultime giocano un ruolo essenziale nella protezione cellulare perché agiscono come veri “scudi” contro i radicali liberi prodotti dall’esposizione al sole. In generale, una dieta ricca di frutta e verdura fresca, meglio se di stagione, supporta l’organismo nel mantenere la pelle idratata, elastica e reattiva.

Anche i grassi buoni, come quelli contenuti nell’olio extravergine di oliva, nell’avocado o nella frutta secca, sono utili per l’abbronzatura perché contengono vitamina E e polifenoli, migliorano l’assorbimento delle vitamine liposolubili e dei carotenoidi e contribuiscono alla funzione barriera della pelle.

Infine, non bisogna dimenticare l’acqua: una buona idratazione è fondamentale per evitare secchezza, desquamazione e per far sì che l’abbronzatura duri di più. L’alimentazione quindi è fondamentale per preparare la pelle all’esposizione solare, così da migliorare l’abbronzatura e ritardare i processi di invecchiamento indotti dai raggi solari.

Mantenere l'abbronzatura

Sofia Zhuravetc/Shutterstock

Perché ci si abbronza

L’abbronzatura è una risposta biologica dell’organismo a un’aggressione esterna, cioè ai raggi solari. Quando ci esponiamo ai raggi ultravioletti del sole, il nostro corpo mette in atto una strategia difensiva, stimolando la produzione di melanina, un pigmento naturale presente nella pelle.

Questo pigmento si accumula nei cheratinociti, le cellule dell’epidermide, formando una sorta di ombrello protettivo attorno al nucleo delle cellule, dove si trova il DNA. In pratica, la melanina serve per assorbire parte dei raggi UV e impedire che danneggino il materiale genetico delle cellule. Più la pelle è esposta al sole, più entro certi limiti la melanina viene prodotta e, di conseguenza, più ci si scurisce. Il motivo per cui, dopo qualche settimana senza sole, il colore tende a svanire è dato dal fatto che le cellule superficiali della pelle si rinnovano continuamente, e con esse se ne va anche la melanina accumulata.

Ovviamente  non tutte le persone reagiscono allo stesso modo perché il fototipo influenza la quantità e la qualità della melanina prodotta. Le persone con pelle molto chiara, che hanno un fototipo I o II, tendono a scottarsi facilmente e si abbronzano poco, mentre chi ha pelle olivastra o scura ha una naturale protezione maggiore.

L’abbronzatura, dunque, non è altro che un indicatore del lavoro che la nostra pelle sta facendo per proteggerci.  Una sovraesposizione ai raggi UV può però causare gravi, come scottature, eritemi, invecchiamento precoce e, nel lungo periodo, può aumentare il rischio di sviluppare tumori cutanei, motivi per cui è importante esporsi al sole gradualmente e sempre accompagnando l’esposizione con una buona protezione solare.

Prolungare l'abbronzatura

Pepper cinema/Shutterstock

Come evitare scottature ed eritemi

Esporsi al sole può fare bene all’umore, stimolare la sintesi della vitamina D e regalare una bella tintarella, ma è fondamentale evitare le scottature, che non solo sono dolorose, ma rappresentano un vero e proprio insulto alla salute della pelle. Le scottature solari sono il risultato di un’infiammazione acuta causata da un’esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti, in particolare agli UVB. Il danno alle cellule della pelle si manifesta con arrossamento e bruciore intenso, sintomi tipici delle scottature: a lungo termine, le ripetute scottature aumentano il rischio di sviluppare problematiche serie come cheratosi attiniche e melanoma.

Le vesciche sono il sintomo eritema solare, una reazione infiammatoria che può colpire anche le pelli più resistenti, soprattutto nelle prime esposizioni. L’eritama può essere anche una conseguenza di allergie o fotosensibilità legata a farmaci o cosmetici. In questi casi, per prevenire l’eritema, è importante esporsi gradualmente, coprirsi con indumenti leggeri e scegliere con cura ciò che si applica sulla pelle.

L’alimentazione, come abbiamo visto, può aiutare per supportare la pelle, rendendola più forte e meno reattiva e combattendo l’azione dannosa dei radicali liberi che aumentano in caso di esposizione solare e danno cellulare. I cibi ricchi di antiossidanti come carote, albicocche, frutti di bosco, pomodori, peperoni, vegetali a foglia verde e agrumi riducono lo stress ossidativo e migliorano la risposta dell’organismo all’infiammazione.

Oltre a curare l’alimentazione, è sempre bene utilizzare una protezione solare adeguata al proprio fototipo, applicandola generosamente più volte durante l’esposizione. Attenzione poi all’orario in cui si prende il sole, evitando di esporsi nelle ore centrali della giornata, quando i raggi solari sono più intensi.

ATTENZIONE: Le informazioni contenute nel presente articolo hanno esclusivamente scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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